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Messe Italiane a Lipsia

 

Caro padre,

Vi scrivo dalla città di Lipsia, ove mi recai per trascorrevi qualche giorno di riposo, cercando di riprendermi da un’infreddatura che mi costrinse al silenzio per alcune settimane, privandomi della mia attività di cantante d’opera. (Non vi dico quanto il freddo che dobbiamo patire qui nuoccia alla mia voce!). Mi fu consigliato di visitare Lipsia da alcuni amici, che mi raccomandarono d’ascoltarvi le funzioni religiose della chiesa luterana di san Tommaso.

Quivi ebbi una grande sorpresa, in quanto vi udii cantare due Messe di compositori italiani: di quel Francesco Gasparini che di Venezia venne poi a Roma, e di quel Francesco Durante ch’ebbe tanti studenti nella nostra amata città di Napoli, che giammai obliar non potrei. Tali Messe, così mi parve, erano state un poco modificate nell’istrumentazione e in altri aspetti; mi dissero che di cotai modifiche era autore il maestro di cappella di san Tommaso, il signor Giovanni Sebastiano Bach che dirigeva anche l’esecuzione.

Parvemi dapprima che il Bach mancasse d’ingegno, nel riprendere brani dei nostri compositori adattandoli appena. Dovetti poi ricredermi su tale precipitato giudizio, in quanto in quell’istesso giorno mi accadde di udire una sua cantata all’interno d’un altro servizio liturgico de’ luterani. Egli era un servizio di notevole lunghezza; del sermone del pastore non compresi nulla, ma vi confesso che la musica di Bach m’impressionò alquanto. Soprattutto, mi stupì l’uso ch’egli fece d’un terzetto di tromboni, il cui suono era invero ultraterreno. Mi narrarono una curiosità che credetti potesse interessarvi. Come sapete, qui leggono la Scrittura in tedesco, usando la traduzione che ne fece il Lutero due secoli orsono. Ebbene, laddove la nostra vulgata legge “tuba”, e i compositori d’Italia impiegano le trombe a significar la voce d’Iddio, qui Lutero tradusse Posaune, vale a dire trombone: perciò i compositori d’Alemagna tendono a usare il trombone laddove i nostri impiegherebbero la tromba. In ogni caso, entrambi gl’istrumenti evocano assai bene la maestà divina, e devo dire che l’impressione non lascia indifferenti.

Come vedete, caro padre, sto cercando d’impiegare al meglio questo tempo d’inattività cui sono forzatamente costretta in attesa di ritrovar la mia voce, cosa che m’auguro accada presto. Non potendo cantare, m’accontento d’ascoltare, e di certo qui a Lipsia l’esperienze musicali non difettano punto. Penso a voi e a come apprezzereste la musica che qui s’usa, diversa alquanto dalla nostra ma non meno bella. Eppure, in fondo al cuore desidero solo tornare a rivedere il sole e il mare della nostra Partenope, nonché ad abbracciare voi e la mia cara madre.

Per ora, giungavi l’espressione del più reverente affetto della vostra devota figlia

                        Marianna  

Testo a cura di Chiara Bertoglio

Lettura ad alta voce che introduce il concerto del 13 Novembre a cura di Manuela Marascio allieva della Associazione YOWRAS - Young Writers and Storytellers 

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