
Bach in Italia
Venerabile confratello nell’episcopato,
Mi auguro che questa mia vi trovi in ottima salute nel corpo e nello spirito. Io, Deo gratias, mi sono ripreso dalle fatiche romane e non vedo l’ora di tornare nella mia diocesi.
Vi scrivo perché ho avuto modo di pensarvi, durante il mio soggiorno, avendo incontrato un vostro conterraneo, un ungherese che probabilmente conoscete almeno di fama. Si tratta dell’abbé Franz Liszt – si fa chiamare abbé perché ha recentemente preso gli ordini minori. È una figura davvero originale, che coniuga in sé molti opposti. In gioventù è stato un virtuoso di pianoforte come pochi altri (anzi, molti dicono “come nessun altro”); pare inoltre che fosse l’idolo delle signore, e ammetto che anche adesso, a vederlo con la sua chioma bianca e lo sguardo profondo si capisce che abbia avuto un grande fascino. Comunque, quale sia il suo passato, negli ultimi anni ha manifestato una tendenza che in realtà era latente da molto, ossia una forte attrazione per la spiritualità. Qui a Roma è amico del Papa, che – pensate un po’! – è andato a trovarlo a casa sua alcune volte e si riferisce a lui chiamandolo “il mio Palestrina”. Con ciò intende che il Liszt dovrebbe riportare la musica sacra agli splendori palestriniani nell’epoca nostra, così lontana da essi. (So che anche voi, come me, aborrite i potpourri d’arie d’opera eseguiti maldestramente da organisti inesperti nei momenti più sacri della Messa!).
In ogni caso, Liszt ha recentemente composto una Via Crucis in musica. È un’idea assai originale: si tratta di brevi brani, ciascuno ispirato a una delle stazioni della Passione di Nostro Signore, e destinati a essere eseguiti in vario modo, a seconda delle possibilità: ve ne sono versioni per pianoforte solo, per organo o harmonium soli, con coro, e credo anche qualche altra che ora non rammento. I testi verbali sono altresì assai interessanti: si vede che Liszt comprende profondamente il Vangelo e ci ha pensato molto. Accanto a melodie e testi della nostra tradizione cattolica (come lo Stabat Mater, che risuona diverse volte) vi sono anche – incredibile dictu – dei corali luterani! Pare che Liszt si sia ispirato alla figura di un musicista del secolo scorso, un tedesco di cui forse avete già sentito parlare poiché risiedete in terra austriaca. A sentire Liszt, Johann Sebastian Bach è stato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, e, sempre secondo lui, ha svolto per la musica sacra un ruolo davvero paragonabile a quello di Palestrina.
Ammetto che non conoscevo i corali che sono stati eseguiti in un’audizione privata durante la quale Liszt ci ha fatto ascoltare alcuni brani della sua Via crucis. Non ho capito esattamente fin dove arrivava la modernità di Bach (che, secondo Liszt, era molto avanti per la sua epoca) e dove invece si trattava di esperimenti dello stesso Liszt che sembra voler trovare nuovi linguaggi per la musica in questa sua età avanzata. Sia come sia, il risultato è stato molto intenso, toccante e profondo. Mi sono molto ricreduto su alcuni pregiudizi che coltivavo nei confronti di Liszt e anche del luteranesimo; davvero, “a fructibus eorum cognoscetis eos”. Se questi sono i frutti, le piante non possono essere che buone!
Ora debbo lasciarvi; spero di vedervi prossimamente, se anche voi tornerete nell’Urbe – il Papa ha manifestato desiderio di incontrarvi! Se ciò non dovesse accadere, fatemi giungere vostre notizie quando lo potrete.
Ricordandovi nelle mie preghiere, vi saluto fraternamente
+ Cardinale Paolo Riccardi, arcivescovo
Testo a cura di Chiara Bertoglio